eugenio chionaky
I sabotatori

Mi sono impegnato tanto, ho investito tempo, energie e passione, ce l’ho quasi fatta, sono prossimo alla realizzazione di questo mio progetto. La vetta a cui ambisco è lì, vicina, ma ecco che mi faccio male e non riesco a raggiungerla.
Ma ecco che rinuncio perché qualcuno/qualcosa arriva ad impedire questo mio desiderio.
Ma ecco che non me la sento più…
Non sono le circostanze, la sfortuna o il caso: siamo spesso proprio noi a sabotare inconsciamente il raggiungimento della meta. Lo facciamo attraverso il corpo, “manifestando” sintomi fisici che ci impediscono di portare a compimento quanto (apparentemente) desideriamo, o attraverso un atteggiamento mentale, che inizia a insinuare dubbi e preoccupazioni.
Si, nel mio inconscio è già stato deciso, con largo anticipo, di “produrre” una bella febbre psicosomatica in grado di tenermi a letto esattamente proprio il fatidico giorno di un incontro lavorativo fondamentale per la crescita della mia carriera.
Non solamente le ricerche sperimentali sull’inconscio analitico ma anche gli studi di neuroscienze (ad es. gli studi di M.Bear e di D.Felten), ad oggi, ci dicono quello che da sempre viene trasmesso dalle scuole ermetiche di ogni tradizione spirituale: il nostro interno genera il nostro esterno.
Almeno 7 secondi prima di rispondere un semplice si/no ad una domanda, il nostro inconscio avrà già fatto la sua scelta.
Che ci piaccia o meno, la decisione è già stata presa.
State pur tranquilli che l’interno deciderà sempre l’esterno. Porterà avanti questa sua decisione con ogni mezzo a sua disposizione.
Ciò è definibile come una legge universale.
I vari percorsi di consapevolezza offertici dalle diverse tradizioni spirituali, piuttosto che i percorsi d’avanguardia di analisi psicoanalitica, non mirano a cambiare questo aspetto interiore.
L’obiettivo infatti più funzionale è quello di allinearsi ad esso.
Allinearsi quindi alla propria vera missione di vita.
La semplice equazione è: più integro la mia parte interiore, più l’esterno fluirà liberamente, più mi allontano da essa, più vivrò sabotaggi e blocchi che nel tempo diverranno persino malattia.
Quindi questi auto-sabotatori sono dei nemici? Sono una parte di noi cattiva e dispettosa? Possiamo sbarazzarci di loro?
No. Nemmeno con tutta la tenacia e volontà del mondo potremmo annientare una parte di noi.
Una parte che a modo suo, ci piaccia o meno, sta facendo il suo lavoro: accudirci come una “guida” e far si che proseguiamo nel percorso della nostra esistenza, ammonendoci quando da esso ci allontaniamo.
Come Virgilio per Dante nella Divina Commedia.
Come nel film Whiplash, Andrew, il protagonista aspirante batterista jazz nel blasonato conservatorio di Manhattan si ritrova a dover avere a che fare con gli sgambetti orditi dal suo severo insegnante solo ed esclusivamente per renderlo il migliore. E farà parte del suo percorso di crescita comprendere anche tutto ciò.
La nostra percezione, la prospettiva da cui vediamo i suddetti eventi nella nostra vita ci fa pensare che siano sabotaggi, ma proviamo per un attimo a “spostarci”, a cambiare prospettiva e punto di vista. Essi sono nient’altro che una comunicazione di servizio dalla nostra Anima.
Se una parte di me sabota puntualmente i miei esami alla facoltà di medicina, forse quella facoltà non è adatta a me. Forse mi sta avvisando che mi serve una pausa, di provare a trovare un accordo tra la rigidità delle tempistiche, le tematiche di studio e il mio stile di vita.
Gli incastri forzati provocano sempre dolore, idem la fretta. Lo sgambetto di un sabotatore ci permette di fermarci e ricordarci di noi.
Ma quindi lo stesso discorso vale anche per i sabotatori “esterni”? quelli reali che concretamente ci mettono i bastoni tra le ruote?
Dipende. Da un punto di vista di lavoro su di sé nel percorso di consapevolezza, il ruolo del sabotatore o meglio del “nemico” è sicuramente importante. Su di esso proiettiamo tutte quelle “ombre” e aspetti che non vediamo di buon occhio negli altri come in noi stessi.
Il tipo di nemico che normalmente più attiriamo è la personificazione proprio di quel medesimo sabotatore interiore che tendiamo a non notare.
Prestiamo dunque attenzione e osserviamo cosa più ci dà fastidio negli altri e scopriremo le caratteristiche delle nostre ombre nemiche. Solo in un secondo momento riusciremo poi a comprendere che quelle ombre hanno il solo ed unico scopo di aiutarci ad evolvere per una migliore crescita personale.
Da un punto di vista prettamente pragmatico ognuno faccia quello che più si sente possibilmente nel rispetto altrui, ma specialmente nel rispetto di se stesso: proteggendosi e allontanandosi da chiunque volesse fare del male, con la giusta fermezza. Prima di perdonare è importante imparare a punire.
Quello che gli uomini chiamano l’ombra del corpo non è l’ombra del corpo, ma è il corpo dell’anima. (Oscar Wilde)