“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi” - Eraclito
Nel 1982 un’equipe di ricercatori dell’Università di Parigi, diretta dal fisico A. Aspect, condusse uno dei più importanti esperimenti del 20° secolo.
Lui ed il suo team scoprirono che sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l’altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o 10 miliardi di km.
Come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre.
Questo postulato pose le basi per teorizzare che si possa oltrepassare la velocità della luce.
L’universo poggia su qualche cosa di non reale (o meglio materiale), nonostante un’apparente “solidità”. David Bohm lo definì “un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato”. Una realtà non materiale che tiene in contatto tutte le cose. Dove la separazione delle particelle subatomiche è solo apparente, un’illusione. Per questo la velocità della luce è oltrepassabile, perché essa stessa è illusoria dato che vi sono già presenti connessioni e non separazioni.
La suddetta separazione è quindi solo apparente, un’opera “diabolica” (da greco dia-bàllo = colui che divide), in pratica è la cosiddetta realtà illusoria, la Matrix, uno stato di sogno percepito collettivamente come concreto, come direbbero dei moderni alchimisti.
La teoria del Velo di Maya, utilizzando il concetto cardine del pensiero di A. Schopenhauer che mutua dai Veda (complesso di testi sacri da cui prende nome il vedismo cioè la più antica religione delle popolazioni arie dell’India), ci dice che c’è un velo d’illusione, che “filtra la vista” dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo, infatti, a sua detta “è simile al sogno, allo scintillio della luce solare sulla sabbia che il viaggiatore scambia da lontano per acqua, oppure ad una corda buttata per terra ch’egli prende per un serpente”.
Questa realtà non materiale che tiene unite tutte le cose è un “campo” che pervade l’universo nello spazio come nell’atomo, definibile come “energia oscura”. Chiamata così perché attualmente non è visibile (o quasi) con strumenti.
L’effetto è che la separazione è illusoria, in una realtà più profonda, di cui non siamo consapevoli, interagiscono le particelle subatomiche in un enorme organismo che collega il ”Tutto”.
L’universo e quindi il macrocosmo, è come un mare di frequenze dove ogni singola particella, o goccia di questo mare, è istantaneamente informata di cosa accade alle altre gocce.
Nel microcosmo umano avviene la medesima cosa. Come in alto così in basso recita il famoso motto alchemico nella Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto.
Il nostro intero corpo, le nostre emozioni e i nostri pensieri sono un unico campo interconnesso, dove la separazione è apparentemente illusoria. La più piccolissima parte contiene tutti gli elementi dell’intero di cui ha fatto parte. Chi afferra una parte dell’essenza, ha afferrato l’essenza intera. Non a caso la singola cellula del corpo umano contiene, nel DNA, l’informazione globale del corpo e della mente, grazie alle quali riesce a comunicare e relazionarsi continuamente con l’intero sistema cellulare. La cellula a sua volta è un macrocosmo in cui ci sono dei complessi cicli biochimici.
Per l’ottimo G. Gurdjieff, mistico e filosofo armeno, “ogni cosa può influenzare le altre e esserne influenzata”
Abbiamo parlato però di “energia oscura”, cioè un “campo” che circa al 95% pervade l’universo nello spazio, chiamata così perché attualmente non è visibile (o quasi) con strumenti.
Ciò avviene nel macrocosmo. Ma quindi anche nel nostro microcosmo è presente questo campo oscuro?
La risposta è sì, ed è l’inconscio.
Cioè per definizione la sfera dell'attività psichica (e non solo) che non raggiunge la soglia della coscienza. Che si verifica al di fuori del controllo della coscienza. Qualcosa quindi di oscuro in cui è immersa la nostra coscienza.
Vi è inoltre un cosiddetto inconscio individuale che a sua volta è immerso in un campo collettivo condiviso, definito inconscio collettivo. In pratica il primo è la goccia nel mare e il secondo è il mare intero.
Esiste dunque la realtà esterna di coscienza (il 5%, quella comunemente percepita dalla maggior parte degli esseri umani) e la realtà interna (il 95%, l’inconscio non percepito). La seconda genera la prima, e la prima è una re-azione subita.
Come se dentro di noi ci fosse un proiettore di un film di cui non siamo consapevoli, esso proietta il film della nostra vita di cui noi, poiché inconsapevoli, siamo spettatori passivi.
Questo 95% è definibile come il “regno della magia”. Una grossa fetta di energia utile, se padroneggiata, per poter essere dei “maghi”.
In termini meno occulti/esoterici, ma più moderni e utili per una crescita personale, il mago è colui che va a cambiare a sua scelta quel famoso proiettore dentro di sé. È colui che padroneggia sempre meglio i propri aspetti consapevoli. È colui che comprende, integra e porta alla luce sempre più “energia oscura”, rende consapevole ciò che ancora dentro di lui non lo è.
Questo è importante non tanto per diventare come Harry Potter, bensì quanto per essere un moderno “mago”, un individuo che ha sviluppato sempre più intuito, magnetismo, potere personale, volontà ferrea, nonché una serie di talenti latenti.
Non so se arriverete a sistemarvi e pulirvi casa con la bacchetta magica, ma probabilmente potrete arrivare ad essere ad esempio: imprenditori di successo, artisti di talento oppure semplicemente degli individui normalissimi che fanno al meglio ciò che si prefiggono quando si svegliano al mattino.
Concludo riassumendo alcuni concetti base che possono essere d’aiuto nel conoscere sé stessi (il microcosmo) e l’universo (il macrocosmo), come vaticinerebbe l’Oracolo di Delfi. Una preziosa consapevolezza che possa portare l'essere umano a non sentirsi più illusoriamente separato "anni luce" da sè stesso e il mondo.
Occorre saper utilizzare il proprio corpo e la propria mente come meravigliosi strumenti a nostra disposizione.
Per far sì che ciò avvenga, bisogna prima imparare a padroneggiare sé stessi il più possibile.
Così si svilupperà in noi: intuito, magnetismo, potere personale, volontà ferrea, nonché una serie di talenti latenti.
Quindi in pratica si tratta di lavorare molto su sé stessi, un allenamento costante.
Esiste la realtà esterna (il 5%, quella comunemente percepita dalla maggior parte degli esseri umani) e la realtà interna (il 95%, il regno della “magia”). La seconda genera la prima, e la prima è una re-azione subita. Come se dentro di noi ci fosse un proiettore di un film di cui non siamo consapevoli, esso proietta il film della nostra vita di cui noi, poiché inconsapevoli, siamo spettatori passivi. L’obiettivo è andare a cambiare a nostra scelta il proiettore, ovvero padroneggiare noi stessi tramite un’azione pro-attiva.
Lo scopo è essere più nel 95% (regno della “magia”) che nel 5% (regno di realtà subita).
Auto osservare sé stessi il più possibile
Accettare senza giudicare ciò che si osserva, negli altri, ma specialmente in sé stessi.
Tutte le caratteristiche che percepiremo come negative negli altri sono solo un riflesso delle nostre. Solo correggendo l’interno cambierà l’esterno.
Assumersi il più possibile la responsabilità di qualsiasi cosa accada nella vita (ricordiamoci che è il film proiettato dal nostro interno, per questo è nostra la responsabilità)
Più grande è l’ostacolo nella vita, più allenamento posso fare. Nel momento in cui viviamo l’ostacolo osserviamo cosa succede dentro di noi, non etichettiamo e non giudichiamo, osserviamo e percepiamo con attenzione senza opporre resistenza. Accettiamo il momento come totalmente fiduciosi che “qualcuno” ci stia già aiutando.
La realtà esterna altro non è che il film che si vede allo schermo. Il proiettore ed il telecomando sono dentro di noi.
Narciso crede che la sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua sia un’altra persona, se ne innamora e per possederla cerca invano di prenderla cadendo nell'acqua ed affogando.
Cercare di controllare l’esterno (l’immagine riflessa e proiettata) ci porta prima o poi ad affogare senza ottenere nulla.
Quell'immagine riflessa è già dentro di noi.
Quando ci si specchia al mattino e ci si vede spettinati, non si va di certo a pettinare l’immagine riflessa!
Il cambiamento è tra le poche certezze dell’esistenza, avviene dentro di noi, sta a noi avere la volontà di accoglierlo e quindi iniziare a “pettinarsi” per bene.
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