“Il linguaggio simbolico è una lingua vera e propria, è in effetti l’unico linguaggio universale che la razza umana abbia mai creato, allora ci troviamo veramente di fronte a un problema di comprensione più che di interpretazione, come se si avesse a che fare con un codice segreto creato di proposito”. E. Fromm
Il tonoscopio è uno strumento che permette alle vibrazioni sonore (frequenze), sia naturali che generate elettronicamente, inclusa quindi la voce umana, di produrre immagini tramite l'uso di risonatori, membrane o lastre vibranti. Cioè traduce i suoni in immagini.
L’aspetto interessante di ricerche, nel campo semiologico (scienza dei segni linguistici), condotte col tonoscopio hanno rivelato che lingue arcaiche come il Sumerico, il Sanscrito, l’Egizio, il Greco copto, il Cinese e numerose altre lingue indeuropee abbiano una grafia che corrisponde all'immagine delle vocali pronunciate nel tonoscopio.
Ciò significa che, al contrario dei linguaggi moderni, gli idiomi sacri hanno mantenuto un rapporto diretto col suono originario, con la pura frequenza e con la sua forza informazionale.
Le Rune sono anch’esse un antico linguaggio, glifi (dal greco glypho = incidere), segni o meglio simboli carichi di significato e quindi vettori di informazioni e frequenze vibrazionali.
Nella Seidr, lo sciamanesimo nord europeo, le Seidkona e i Seidkoner (rispettivamente sciamane e sciamani) definivano i codici runici come “spartiti delle emozioni”. Stessa cosa facevano le Bna Deruyd e le Spakona, le antiche donne di potere nostrane (in particolare con questi termini di dialetto celtico cisalpino mi riferisco alla zona Insubrica italiana e al Canton Ticino svizzero).
Avrete sicuramente già sentito parlare di comunicazione non-verbale, ovvero quello scambio comunicativo che non riguarda solamente il livello di significato letterale delle parole che compongono un messaggio, ma anche il linguaggio del corpo, il contatto, il tono e il ritmo vocale. Insomma, la comunicazione non parlata tra persone. L'efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale e semantico di ciò che viene detto, il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale.
I nostri antenati con i loro glifi (comprese le Rune) conoscevano bene l’importanza del simbolo, ma sapevano bene anche che le sole parole (per quanto potenti) non erano l’unico aspetto importante nella comunicazione, ed in particolar modo prestavano attenzione ad un aspetto metalinguistico spesso dato per scontato: le emozioni.
Da qui appunto che le Rune siano spartiti delle emozioni. Le emozioni veicolate dal pensiero ovvero desiderio + volontà, materializzano Rune. La materia era considerata un prolungamento dello spirito, non viceversa.
Mentre comunichiamo, spesso inconsapevolmente e molto più spesso inconsciamente, trasmettiamo le nostre emozioni, cioè cosa stiamo provando.
Se sono un venditore di assicurazioni, provo stima per la compagnia per cui lavoro e interiormente (ovvero spesso inconsciamente) mi sento un vincente, probabilmente quando parlerò coi miei potenziali clienti trasmetterò esattamente queste emozioni, oltre ovviamente ai dettagli assicurativi e alla mia più o meno buona dialettica. Se a contrario odio il mio posto di lavoro e interiormente un qualche mio auto-sabotatore mi fa recitare il ruolo inconscio del fallito, secondo voi che emozioni trasmetterò? Quante assicurazioni stipulerò?
Le emozioni ci raccontano chi siamo e come reagiamo alla vita e il riuscire a sentirle, è forse il modo più potente con cui diamo senso alla nostra vita o con cui maggiormente ci difendiamo da essa. Sono tanti i metodi per iniziare a padroneggiare le emozioni e a non lasciarsi più “vivere da esse” come in una perpetua legge del Pendolo. Ogni metodo può essere quello giusto. Io vi parlo e utilizzo l’aiuto delle Rune come spartiti emozionali, ma non di certo lo consiglio come un dogma. Sono tutti potenziali percorsi di consapevolezza, basta solo scegliere di fare il primo passo e iniziare a mettersi in cammino.
Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac”. Citando il film Equilibrium, concludo, affermando in maniera quasi perentoria che le emozioni sono la nostra più grande forza e come tale è importante che siano padroneggiate nel modo più utile. Chi non controlla le proprie emozioni è infatti da loro controllato.
Le emozioni ben padroneggiate sono un ingrediente importante per una vera e propria Magia nella nostra vita.
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