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Rune e tatuaggi antichi






"Un corpo tatuato è un libro misterioso che pochi sanno leggere". (Nicolai Lilin)

Quelli che, ad oggi, si ritiene siano i tatuaggi più antichi del mondo sono stati ritrovati sul corpo di due mummie egizie risalenti a 5.000 anni fa, un ragazzo ed una ragazza.

I loro tatuaggi raffigurano rispettivamente un toro con delle lunghissime corna, una pecora nordafricana sul giovane e dei motivi a forma di S sul corpo della giovane.





Rimanendo nell’Antico Egitto, reputo degno di nota il ritrovamento della “Sacerdotessa” o maga: la mummia egizia coperta da tatuaggi, ovvero il misterioso corpo senza testa e senza braccia di una donna vissuta 3000 anni fa, con rarissimi disegni dalle forme particolari e dal potente significato religioso.

Ella infatti presenta sul corpo svariati Occhi di Horus (è nella religione egizia il simbolo di protezione, della prosperità, del potere regale e della buona salute) tatuati in punti strategici come collo, spalle e schiena.

La maga mostra anche fiori di loto sulle anche, mucche sulle braccia e babbuini sul collo.

Altri simboli sulla gola e sulle braccia dovevano conferire alla donna poteri sacri, mentre cantava o eseguiva rituali per Hathor.(tutti questi simboli sono riconducibili infatti alla dea Hathor, tra le principali nella religione egizia).


Alcuni tatuaggi inoltre sono troppo nascosti alla vista per avere solo lo scopo decorativo e sono più sbiaditi e antichi di altri: segno che il suo prestigio dovette crescere con il tempo.


Ci spostiamo ora al confine con Russia, Cina, Mongolia e Kazakistan, tra i monti più alti della Siberia: gli Altaj.

A 2500m di altitudine sono state ritrovate le prime tracce di civiltà antichissime degli Altaj, ma reputo interessante una serie di ritrovamenti di tumuli funerari edificati a partire dal 4000 a.c.

In queste complesse strutture, tra i numerosi ritrovamenti certamente il più conosciuto ed intrigante è quello della Principessa del Ghiaccio: una giovane donna di 25 anni di alto rango, forse una sciamana.


Oltre al particolare trucco sul viso, alle vesti e agli ornamenti cerimoniali, si è subito notata la presenza di svariati tatuaggi sulle dita e sulle braccia.

I disegni, finemente tatuati, sono tutti di stampo naturalistico/fantastico e il più bello, a mio parere, è un cervo/Capricorno con becco da grifone.

Vicino ai resti della giovane sono stati ritrovati negli anni anche altre mummie con numerosi tatuaggi: dei probabili guerrieri dal corpo quasi interamente tatuato, i quali condividevano alcuni soggetti disegnati, probabilmente ad indicare l’appartenenza ad uno stesso clan.

Di fatto la complessità di questi tatuaggi indica sicuramente il desiderio di rendersi più belli e comunicare simbolicamente qualcosa.

Tenete presente che la tecnica utilizzata all'epoca non prevedeva l'uso di macchinette come oggi: si praticavano delle piccole incisioni nella pelle e quindi si ricopriva l'incavo con il carbone vegetale o altri pigmenti naturali.



Infine ci spostiamo in Italia, sulle Alpi Venoste, al confine tra Italia e Austria, dove negli anni ’90 fu ritrovata la celebre mummia di Otzi, conosciuta ufficialmente come Uomo del Similaun.

I resti, del presunto cacciatore, vecchi di 5000 anni, presentano ben 61 tatuaggi!

In questo caso vediamo l’utilizzo del “tatuaggio terapeutico”.

Infatti la maggior parte dei simboli sono posizionati in prossimità delle articolazioni: questa peculiarità aveva accreditato l'ipotesi che si trattasse di una pratica terapeutica affine all'agopuntura.

I nuovi studi hanno però portato alla luce un ulteriore disegno sul petto, in un'area in apparenza “sana” (almeno fino a prova contraria), riaprendo così il dibattito sull'effettiva valenza dei tatuaggi in epoca preistorica.



Si suppone, per analogia, che anche altre antiche popolazioni utilizzassero il tatuaggio come ornamento, come simbolo di potere, come “passaporto informativo” o come metodo terapeutico olistico.

Questo discorso vale anche per altre antiche civiltà presenti sul nostro territorio in età del bronzo, del ferro o addirittura antecedenti (pensiamo ad esempio alla Val Camonica e alle sue genti i cui resti della loro cultura ci hanno lasciato numerose incisioni rupestri e simboli).

Non vi sono però ancora ad oggi prove che possano suffragare interamente questa tesi.


Ma quindi per quanto riguarda le Rune, esse venivano tatuate? Si.


Era una pratica normale, quindi tutti se le tatuavano? No.


Ok, ma oggigiorno posso tatuarmi una Runa? Beh si certo, però dipende.


Ed io cosa ne penso? Beh, io sono un semplice “esploratore”, vi posso dire ciò che so e che ritengo giusto divulgare, ma per il resto il mio scopo è quello di osservare e ascoltare anche il vostro parere, ma specialmente il vostro “sentire” a riguardo.

Insomma, vi siete tatuati una o più Rune? come vi sentite e come vi siete sentiti prima e dopo? Siete invece tatuatori? come vi sentite nell’imprimerle sulla pelle dei vostri clienti?




È importante sapere che le Rune sono per loro stessa natura impermanenti (dal latino in-manere = non restare).

Ad esempio dopo essere stata scritta ed utilizzata, una formula runica andrebbe “distrutta”, poichè si tratta di un flusso di energie (veicolate dalle Rune) verso un determinato scopo.

Una volta raggiunto tale scopo, le Rune vengono distrutte, affinché non si creino ristagni energetici e l’energia non utilizzata possa dunque ritornare alla fonte.

Ricordate che in questa realtà le forme sono impermanenti e niente si crea niente si distrugge, ma tutto si trasforma.

Dunque principalmente le Rune venivano disegnate con dei pigmenti naturali sul corpo.

Ad esempio un guerriero prima di scendere in battaglia poteva dipingersi una Runa Teiwaz sul petto per infondere a sè stesso e ai suoi compagni d’armi maggiore coraggio, successivamente al termine della battaglia avrebbe potuto lavarla via.

Come abbiamo intuito dai ritrovamenti sopracitati, la pratica del tatuaggio era probabilmente un atto sacro, talvolta magari accompagnato da particolari cerimonie; cosa significa questo?

Che colui che tatuava diveniva in quel momento uno “strumento divino”, si faceva canale di particolari energie, mentre colui che riceveva il tatuaggio entrava in uno stato di inamovibile consapevolezza, pronto ad accogliere e successivamente a catalizzare e trasformare, grazie al suo corpo, le energie trasmesse tramite tatuaggio.

Talvolta tutta la pratica poteva avvenire in stati di trance o comunque in stati alterati di coscienza.

Vien da sé, dunque, che il sacro atto di tatuarsi delle Rune era da intendersi come un vero e proprio rito d’iniziazione non affidato di certo al caso di cui solo un èlite ne poteva usufruire (casta sacerdotale, impavidi guerrieri, sciamani… ecc).


Se volete saperne di più sul significato e sui riscontri spirituali e psicologici di ogni singola Runa, magari nell’ottica di un futuro tatuaggio, trovate maggiori informazioni sul mio libro Rune della Psiche.







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