Questo articolo è un sintetico estratto da un tema trattato nel mio libro Rune della Psiche.
La psicologia, lo studio dell’anima (etimologia dal greco: psychè = anima + logos = studio), è un complesso, profondo, ma fondamentale aspetto dello studio delle Rune.
L’etimologia del termine psiche deriva dal greco psychè ovvero respiro, cioè il respiro vitale, che originariamente designava l'anima e non la mente, come siamo portati invece oggi ad interpretare.
Le antiche popolazioni germaniche padroneggiavano una conoscenza dello studio dell’anima molto intricato, preciso e complesso, più di quanto comunemente oggigiorno si possa credere.
Molto di questo meraviglioso mondo può essere riscoperto attraverso lo studio delle parole che gli antichi utilizzavano per descrivere vari aspetti della concezione dell’anima e dei processi psicofisici dell’uomo.
È da notare che quando un popolo utilizza un vocabolario tecnico o comunque specializzato riguardo un determinato argomento è poichè esso comprende l’importanza e la necessità di distinguere i vari aspetti della propria conoscenza e dell’area di interesse con un’adeguata terminologia.
Oltre all’anima, un’altra idea che dominava il pensiero germanico è quella del “fato”, o meglio del Wird (leggi articolo dove ne parlo). Un concetto forse non pienamente comprensibile dalla nostra civiltà odierna, ma certamente fondamentale per introiettare le dinamiche di interazione e di lavoro dell’anima.
La forma dell’anima
Premetto che separare l’anima dal corpo è un paradosso mentale moderno, una concezione che non veniva presa in considerazione dalle antiche civiltà, ovvero, anima e corpo erano viste come la medesima cosa.
Oggi si parlerebbe di psicosomatica o meglio di visione olistica (dal greco òlos, cioè totalità. L’organismo biologico/psichico/animico studiato in quanto totalità organizzata e non in quanto somma di parti come in una macchina).
La “scienza dell’anima” delle antiche popolazioni germaniche affermava che l’individuo è formato da diversi corpi (ad esempio oggi parleremmo di corpo fisico, emotivo, mentale e altri sottili), essenze e/o sostanze, per così dire, di cui è più o meno consapevole.
Colui che invece operava con le Rune, un Vitki, paragonabile ad un “mago”, era ovviamente un individuo risvegliato, in grado, dopo un rigoroso lavoro su se stesso, di padroneggiare questi corpi.
La seguente analisi si basa su nomenclatura e nozioni di cultura norrena/islandese, poiché sono state le ultime popolazioni di matrice germanica (o comunque indoeuropea) ad essere “convertita” al cristianesimo, a differenza quindi di altre tradizioni europee, esse sono sopravvissute alla damnatio memoriae.
Si suppone comunque per analogia, che anche gli altri popoli adoperassero le medesime conoscenze, anche se con le dovute differenze.
Ci sono nove corpi, ovvero nove forme dell’essere (più o meno complessi) che concorrono a creare la sostanza dell’individuo “completo”:
Il corpo fisico stesso, Lìk, ovvero la “macchina biologica” che è formata da diversi elementi. È un complesso di varie sostanze (Efni), i cosiddetti doni di Lòðurr (nella Voluspá, le divinità Hœnir e Lóðurr aiutano Odino nella creazione dei primi esseri umani), come ad esempio gli organi vitali, i tratti psicosomatici di un individuo, i capelli, e via dicendo. Queste sostanze sono come il contenitore finale di un lavoro magico, il risultato di aggregazione, o meglio il vestito che l’anima ha cucito, pronto per essere indossato in questa vita.
La “forma” della sostanza Hamr è invece associabile all’idea di corpo eterico. Una sorta di sostanza plastica, malleabile e plasmabile che potenzialmente può essere sotto controllo dal potere volitivo della mente. In pratica con il pensiero centrato e focalizzato si può creare o plasmare un certo grado di realtà, compreso modifiche al proprio corpo, se non addirittura una sorta di vera e propria materializzazione concreta (ovviamente sono capacità che solo potenti iniziati possono padroneggiare). In realtà nella letteratura e nelle leggende abbondano testimonianze che descrivono ciò, ad esempio il mago (vitki) che si sdraia come apparentemente addormentato, ma al suo posto si materializza e compare un animale che compie azioni in sue veci.
Vi è poi Il piano emotivo più basso e la sua energia astrale òdhr, un dono del dio Hoenir. Questa forma dell’essere non è etichettabile razionalmente, è più un’esperienza sensoriale ed emotiva. La scarica vibratoria che si percepisce nel corpo, ad esempio l’energia estatica provocata dell’entusiasmo, o comunque, vista in chiave più moderna, l’energia sprigionata dalle nostre emozioni
Strettamente legata all’energia estatica della precedente forma dell’essere, vi è il soffio vitale ònd, donato da Odino (che insieme a Hœnir e Lóðurr forma una sacra trimorfis). L’ònd è il Fuoco, la scintilla divina che tutto pervade. L’”Agni” che dà grande valore all’energia psichica, come motore della vita e come strumento per la piena realizzazione dell’essere umano e per l’avvento di un concorde sviluppo di tutto il pianeta. È l’energia che fa da fondamento per il lavoro runico su di sé.
La mente, Hugr, è una complessa forma a sé stante. Ci vorrebbe probabilmente un approfondimento a parte solo per parlare del corpo mentale e delle sue qualità. Qui mi limito a dire che secondo tradizione germanica la mente possiede 3 facoltà distinte: volontà, percezione (pre-cognizione), cognizione. È un “raggio laser” di volontà più pura, che se ben padroneggiato dal vitki, sarà uno strumento che farà la differenza. È una forma dell’essere in continua e rapida evoluzione nell’uomo, le potenzialità logiche /razionali e comunque l’intero corpo mentale sono in trasformazione. Hugr in realtà corrisponderebbe solo all’emisfero sinistro cerebrale (nella mitologia è simbolicamente rappresentato dal corvo di Odino Huginn).
Minni, letteralmente la memoria, è intimamente collegata alla precedente Hugr. Sono complementari, poiché se la precedente corrisponde all’emisfero sinistro, questa corrisponde invece all’emisfero destro (il secondo corvo di Odino Muninn). Per memoria non si intendeva solamente la facoltà di ricordare eventi del passato, quanto il processo mentale di interpretazione: sia degli stimoli esterni, sia degli stimoli interiori, come ad esempio le reazioni mentali/emotive di fronte alla memoria di un ricordo; la qualità della reazione che ci scaturisce nel vedere (o meglio percepire individualmente) la realtà esterna ed interna a noi.
Sàl è l’equivalente dell’Ombra, cioè il “lato oscuro” della nostra personalità. Si tratta di un mondo sotterraneo della nostra psiche nel quale si trovano l’essenza più primitiva e gli istinti più repressi che la nostra mente cosciente rifiuta e che immergiamo negli abissi più profondi del nostro essere. Tutti questi aspetti ombra vengono registrati e rimangono disponibili (anche in successive incarnazioni).
Se la precedente forma dell’essere Sàl è l’ombra, Fylgja è la sua controparte Luce. La prima è Mr Hyde, la seconda è dott. Jeckyll. Qui vengono registrati quindi tutti gli aspetti virtuosi ed elevati della personalità. Entrambe queste profonde istanze, siano esse luce od ombra, si trasmettono di generazione in generazione, sono vere e proprie memorie genetiche (sono dinamiche che potrebbero emergere in un buon lavoro di costellazioni famigliari). Queste due forme dell’essere, insieme, forniscono i dati necessari (una sorta di carta d’identità della personalità) a cui il nostro daimon attinge. Il daimon è la creatura divina che ci guida nel compimento di quel disegno che la nostra anima si è scelta prima di nascere e di cui ci dimentichiamo al momento in cui veniamo al mondo, egli detiene con imparziale rigore il nostro Orlog.
Hamingja è definibile come la forza vitale, l’energia dalla Fonte/Tutto. Lo storico delle religioni e scrittore Mircea Eliade chiarisce che l’Hamningja (o il suo equivalente nelle altre culture antiche) è da ricercarsi nella stessa presenza corporea delle cose. In quanto un essere animato (sia visibile o invisibile), oppure inanimato, ESISTE, esso è dotato di una sua forza vitale latente; l'evocazione della forza latente delle cose da parte del sacerdote è l'essenza stessa delle pratiche sciamaniche proprie delle religioni arcaiche. Esso è uno dei fondamenti del “pensiero magico”, è da considerarsi una forza impersonale, non individualizzata, che impregna ogni aspetto della realtà e dell’ambiente naturale, è insito come nell’atto rituale magico, come nel soggetto che lo compie. La ricerca e la manipolazione dell’Hamingja rendeva possibile ad esempio comunicare con i defunti o con entità soprannaturali, acquisire potere o prestigio, dominare le forze della natura e via dicendo.
Come si può vedere dalla rappresentazione schematica del complesso psicofisico delle forme dell’essere, vi è un’altra struttura che rappresenta l”Io” chiamata Ek.
Gli Ek possono essere più di uno, sono i differenti aggregati psichici. Non siamo mai un solo io, ma una moltitudine di io. Dei veri e propri “personaggi psicologici”, vere e proprie persone, tanti altri “noi stessi”. Essi possono essere attori in un palcoscenico che seguono un copione deciso dal regista oppure possono recitare ruoli inadatti o peggio stare sul palco senza che il regista se ne accorga.
Questa metafora significa che se i vari Ek spesso non vengono padroneggiati, essi possono diventare un ostacolo ai fini di un buon “spettacolo sul palcoscenico”, ovvero saranno loro a “decidere” che spettacolo recitare e non il regista, quindi dei vari aggregati psichici inadatti e a briglie sciolte avranno la meglio sulla nostra vera ed integra personalità.
Il buon Vitki a contrario è innanzitutto in grado di portare a consapevolezza tutti i suoi vari Ek, scartare quelli non utili al suo scopo, purificare e coltivare quelli utili ed infine saperli padroneggiare completamente utilizzandoli sotto la sua inamovibile volontà.
L’intero percorso runico può essere visto come un “viaggio dell’eroe”. Il viaggio simbolico alla riscoperta di quel eroe, e di quel tesoro (l’oro) che si cela in noi, attraverso mille peripezie evolutive.
Il viaggio sarà anche metafora del processo alchemico di trasformazione che avverrà in coloro che si dedicheranno a “percepire” le Rune.
Dalla fatidica chiamata, passando per le prove della vita tramite il contatto con l’ombra, si ritornerà trasformati: individui, donne e uomini finalmente nuovi ed integri.
Dato che cito spesso la mitologia e mi piace definirla come una utile psicologia ante-litteram, mi avvalgo del pensiero di C.G.Jung che si è prodigato anche ad analizzare il mito di Odino (nel saggio “Wotan” del 1936), l’ha descritto non solo come: guerriero furioso, dio delle tempeste, viandante, lottatore, dio del desiderio e dell’amore, signore dei morti, l’iniziato, l’incantatore, dio dei poeti…ma anche come figura archetipica non del tutto esperita e sviscerata dall’inconscio collettivo umano.
Egli pronostica infatti che il suo archetipo tornerà a riverberare e a risvegliarsi in noi con rinnovato furor e sotto nuove spoglie. “Il risveglio di Wotan è un regresso e un ritorno al passato; il fiume, per un ingorgo, ha rifatto irruzione nel suo antico letto. Ma l’ingorgo non durerà per sempre; forse è un reculer pour mieux sauter, e l’acqua sormonterà l’ostacolo. Allora sarà palese quel che Wotan “mormorò alla testa di Mimir”.
Il risveglio di Odino è qui visto in chiave simbolica quale analogia del nuovo risveglio interiore, dell’illuminazione, di una presa di consapevolezza dell’essere umano che a contrario oggigiorno sta vivendo un (probabilmente necessario…) impoverimento spirituale.
Il lavoro di psicoanalisi junghiana che scandaglia gli anfratti più oscuri e inconsci della nostra psiche è ciò che più si avvicina e completa, in chiave moderna, la struttura della scienza dell’anima degli antichi popoli germanici.
Lo schema junghiano della struttura della psiche (intesa sempre anche come anima, non solo come mente) ovviamente differisce dalle nove forme dell’essere elencate precedentemente, in particolare non tiene conto degli aspetti più prettamente “magici” (es: non considera la forza vitale Hamingja).
L’approccio della psicoanalisi prevede però un graduale lavoro di “purificazione” dei diversi aggregati psichici poco utili o peggio dannosi, questo lavoro è definito come il processo di individuazione; vedete come coincide con una parte del lavoro spirituale che era chiamato a fare il vitki.
Un altro aspetto importante è l’attenzione alla propria Ombra interiore, come già detto essa è quella parte profonda della nostra psiche nel quale si trovano l’essenza più primitiva e gli istinti più repressi che la nostra mente cosciente rifiuta.
Il riconoscimento e la successiva presa di consapevolezza ed integrazione dell’ombra, porta alla luce una serie di talenti bloccati ed un nuovo “potere personale” nell’individuo (come nel buon vitki).
Ulteriore struttura da prendere in considerazione è il concetto di anima e animus come parte della teoria dell'inconscio collettivo. Jung descrisse l'animus come il lato maschile inconscio di una donna, e l'anima come l'inconscio lato femminile di un uomo.
Si è parlato di forme dell’essere Hugr e Minni, riconducibili ad una parte interiore rispettivamente maschile e femminile nell’individuo, vicino appunto al concetto di animus e anima.
Obiettivo di un buon mago e quindi di un vitki, è il “matrimonio chimico”.
Le “nozze alchemiche” sono simbolo di un matrimonio che mostrerà l’attuarsi di un legame delle essenze dentro all’individuo. La fusione mercurio e zolfo alchemici. Che significa l’unione di anima con animus, ovvero l’unione di Hugr e Minni.
Come si evince da questo breve e semplificato excursus sull’antica scienza dell’anima e sulle analogie con la scienza della psiche moderna, rimane invariata la necessità di “muoversi all’interno” di se stessi, “ambula ad intra” recita un motto alchemico. Sempre e solo conoscendo se stessi si potrà essere dei buoni maghi vitki. Non è mai troppo tardi per iniziare a conoscersi. Anzi esiste solo questo momento, ed è già quello giusto e perfetto per iniziare a farlo.
Fonti bibliografiche:
"Rune della psiche" di E.Chionaky. "
"Runelore" & "Futhark" di E.Thorsson.
"Northern mysteries and magick" di F.Aswynn.
"Taking up the runes" di D.L.Paxson.
"Sincronicità" & "l'io e l'inconscio" di C.G.Jung.
"Sciamanesimo" di M.Eliade.
"Magia e civiltà" di E.De Martino.
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