Nel nome che portiamo vi è nascosta la tradizione della nostra famiglia, delle nostre radici, spesso anche un significato che riguarda qualche evento particolare della vita dei nostri antenati.
Questo articolo è un sintetico estratto da un tema trattato nel mio libro Rune della Psiche.
Se noi fossimo nati, senza che i nostri genitori ci avessero dato un nome e un cognome, esisteremmo senza una grossa e prima fetta d’identità, paradossalmente non esisteremmo per nessuno, né per le persone che ci circondano, né per la società in cui siamo collocati.
Dunque, noi esistiamo e costruiamo la nostra identità (che piaccia o meno) anche grazie al fatto che al momento della nostra nascita ci è stato dato un nome.
Quando decidiamo di dare un nome, siamo di fronte a qualcosa che è di importanza fondamentale sia per quello che racchiude l’atto stesso di nominarla, sia per il significato che include.
Nelle culture antiche la possibilità di assegnare un nome esprimeva spesso la facoltà di dominio e di possesso che una persona esercitava su un’altra persona o su un oggetto.
Il fatto che i genitori diano il nome ai propri figli è un esempio della stretta relazione di dipendenza che esiste tra gli uni e gli altri; il fatto che lo scelgano con cura, poi, è segno dell’importanza e dell’amore che essi riversano sulla prole.
Conoscere il nome di qualcuno o qualcosa significava anche in certa misura possederlo, controllarlo, dominarlo.
Ma bisogna tener presente anche un altro aspetto. Chi conosce il nome di qualcuno acquisisce su di lui un potere grandissimo: il potere di chiamarlo.
Questo poiché nel mondo antico, si credeva che si potesse invocare persino una divinità solo conoscendone il vero nome.
Nei paesi del nord, ad esempio nelle conversazioni quotidiane nei villaggi, si evitava di nominare l’orso, sostituendo questo termine con epiteti equivalenti quali “il bruno” o “il mangia-miele”. L’obiettivo era di evitare che la bestia, sentendosi chiamata, si presentasse e seminasse il panico. In alcune circostanze si evitava di pronunciare i nomi dei morti, temendo di disturbare il loro sonno eterno, con l’idea che essi, gli evocati, si manifestassero con brutte intenzioni in mezzo ai malcapitati.
Ora veniamo alle Rune, un sistema di scrittura utilizzato dalle popolazioni germaniche e nord europee da almeno 2000 anni che sono state riscoperte ai giorni nostri come strumento magico divinatorio.
Essendo esse antichi segni, o meglio glifi e simboli carichi di significato, risultano essere frequenze vibrazionali (frequenze vibratorie sacre) vettori di informazioni, veri e propri suoni disegnati. Quindi qualcosa in più che semplici lettere d’alfabeto.
Le Rune, in particolare in epoca vichinga, venivano comunque utilizzate anche come alfabeto, ad uso commerciale e privato, venivano utilizzate inoltre come simboli magici e come metodo di divinazione.
A quest’ultimo scopo venivano incise su ossa, pietre e legno di faggio ed erano utilizzate dai sacerdoti o dai capi tribù. Oggi si trovano incise prevalentemente su legno o su cristalli.
Tornando all'utilizzo delle Rune come metodo di scrittura, il modo più semplice è quello di sostituire le lettere dell'alfabeto con la Runa corrispondente (vedi immagine sopra), in modo da scrivere nomi, parole o veri e propri messaggi in codice.
Ad esempio l'alfabeto runico veniva usato per scrivere il proprio nome, delle parole di potere che potevano essere impresse su monili o vestiti da indossare come amuleti o talismani, oppure anche solo come mero ornamento.
Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso profumo soave. - W. Shakespeare
Dunque siccome nel nostro nome possiamo scovare dei suggerimenti riguardo lo scopo della nostra vita, i blocchi e talenti della nostra personalità, o addirittura talvolta anche delle informazioni animiche e karmiche, tramite quindi l'interpretazione delle Rune che compongono il nostro nome è possibile conoscere queste importanti informazioni evolutive.
L’Analisi del nome tradotto in lettere runiche ci permette di scoprire quali energie ci accompagnano sin dalla nascita. Per energie intendo principalmente la matrice energetica di ogni individuo assimilabile alla forma dell’essere Hamningja (vedi articolo)
Il nome e cognome tradotti in runico saranno da vedere ed interpretare come una sorta di stesa, come delle Rune che noi estraiamo dal sacchetto e posizioniamo, solo che al posto di essere in ordine “casuale” di estrazione (preferirei usare il termine sincronicità e non” caso”), saranno nell’ordine ovviamente delle lettere che compongono il nostro nome.
Ricordo che è sempre bene ovviamente affidarsi al proprio intuito e non solo limitarsi ad un’interpretazione meccanica e schematica.
Ricordo inoltre di prestare particolare attenzione all’iniziale (che riveste un ruolo importante - l’inizio con cui veniamo al mondo -) e alle eventuali lettere doppie (che sono dei rafforzativi).
Inoltre attenzione anche al fatto che il nome è un po’ come il tema natale astrologico, anche se alcune persone sono nate nel medesimo giorno e hanno lo stesso segno zodiacale, o possiedono lo stesso nome, la lettura è comunque differente per ognuna di loro.
Una doverosa precisazione: trascrivere in alfabeto runico, quindi partendo dalla base del nostro linguaggio, non significa scrivere del "testo runico sacro". Esso non si può creare semplicemente sostituendo le Rune con le equivalenti lettere dell'alfabeto.
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